Il Venerdì Notte da Noi Invocato è Ormai Vicino, Questa Volta a Dirlo è un Pentito Eurista Dell’Elite Francese Non Di Destra.

Vittorio Boschelli
Questa volta non siamo noi del Fronte a paventare il famoso venerdì notte presente in molti nostri articoli e interviste in radio, ma un pezzo da 90 dell’elite Francese, un Eurodrogato con pedigree di tutto rispetto come rappresentativo del SISTEMA Francese.
Il Pentito Doc dal nome François Heisbourg e non Marine Le Pen, che come noi ha sempre messo al corrente il Popolo senza ILLUDERLO, come invece hanno fatto i Mentitori Del Sistema Italiano e Mondiale.
Oggi ci fa piacere che il SISTEMA inizia a dire qualche Verità (vedere Ballarò o Grillo sul MES) dopo 43 anni di menzogne, ma non siamo affatto euforici vedere ciò che si poteva evitare se le verità venivano dete prima che i buoi scappassero dalla stalla.
Oggi Grillo e Heisbourg, capiscono che il loro SILENZIO ASSENSO Nei Confronti Dell’Euro e Unione Europea al posto di Favorire il “Fogno” Europeo ha finito per DISTRUGGERLO definitivamente o almeno per i prossimi 30 anni, i Popoli la parola Moneta Unica o Unione Europea non vorranno più sentirla, quindi quello che noi definivamo paradossale in realtà era VERO e cioè chi si è schierato da subito contro Euro e Unione Europea era a favore Dell’EUROPA, spero che leggendo l’articolo confessione che segue, tutti potrete constatare che noi del Fronte non affermavamo nulla di paradossale.
Presto saranno tutti Anti-Euro e vi diranno che vi avevano detto che forse non ci conveniva, ma quel giorno è dopo la FINE CONCLAMATA e VISIBILE anche ai Cechi, il fatidico VENERDI’ NOTTE ma non vi diranno mai che loro sapevano e che hanno fatto tutto questo per annichilire Voi e la Vostra Nazione, questo neanche sotto tortura uscirà dalle loro labra da TRADITORI.
Questo articolo lo dedico a tutti gli Italiani di Buon Senso, non ci resta che fare appello al vostro Orgoglio di Essere Italiani.
La Febbre del Frexit raggiunge il cuore dell’establishment francese
Il Telegraph riporta di nuovi importanti segnali di insofferenza all’euro da parte della Francia, questa volta dall’interno del Quai d’Orsay – il Ministero degli Esteri sulla riva della Senna – e precisamente dall’Istituto per gli Studi Strategici: l’euro è un cancro da estirpare per il bene dell’Europa, e l’eurozona un guscio vuoto.
Gli appelli allo scioglimento dell’UEM si stanno diffondendo nelle alte sfere dell’establishment francese di politica estera, e nel centropro-europeo.
Un nuovo sorprendente libro di François Heisbourg – La Fin du Rêve Européen ( La fine del sogno europeo ) – sostiene che il “cancro euro” deve essere estirpato per salvare il resto del progetto dell’UE prima che sia troppo tardi.
Egli scrive :
” . . Il sogno si è trasformato in un incubo. Dobbiamo affrontare la realtà: la stessa Unione europea è minacciata dall’euro. Gli attuali sforzi per salvarlo stanno ancor più mettendo in pericolo l’ Unione”.
“Non c’è niente di peggio che dover affrontare le livide mattine(matins blêmes ) di una crisi senza fine, ma non abbiamo intenzione di evitarle negando la realtà, e Dio sa che il rifiuto della realtà è stato per molto tempo, per impostazione predefinita, il modo di operare dei responsabili delle istituzioni dell’Unione europea.”
Più avanti in futuro, egli insiste, i leader europei potrebbero rilanciare l’euro, ma solo dopo aver stabilito le necessarie basi federaliste, e solo tra un’avanguardia di paesi disposti ad accettare tutte le implicazioni di una moneta federale.
L’appello a “mettere a riposo l’euro” per il bene dell’Europa rappresenta una nuova svolta. Abbiamo sentito qualcosa del genere dal partito tedesco anti-euro AfD, ma con un’altra impostazione. Il libro di Heisbourg è una sfida aperta alla Dottrina Merkel (in gran parte retorica, contraddetta dai fatti) che un crollo dell’UEM potrebbe resuscitare tutti i vecchi demoni del 20° secolo.
Certo, una disintegrazione dell’euro potrebbe effettivamente portare a un risultato così disastroso se si consentisse agli eventi di andare fuori controllo, dopo anni di aspre crisi – la direzione di oggi – ma che tipo di argomento è questo? Può succedere solo se si lasciaaccadere. E’ giunto il momento che qualcuno dall’interno delle élite dell’UE renda manifesta questa sciocchezza sentimentale e questouso improprio della storia per quello che è.
Prof. Heisbourg è certamente un insider, un altro paio di manicherispetto al Front National di Marine Le Pen, che ora è in testa neisondaggi francesi con la promessa di far fuori l’UEM e ripristinare il franco francese.
Personalità del Quai d’Orsay, egli è un ardente federalista europeo e sostenitore di lunga data dell’UEM, e attualmente presidente delprestigioso International Institute for Strategic Studies (IISS).
Egli dice che i leader europei hanno perso di vista le priorità, e sembrano pensare che il sistema europeo deve essere sconvolto e riformato per le esigenze dell’euro, come se – in una visione pre-copernicana – il sole girasse intorno alla Terra . “Non si può creare una federazione per salvare una moneta. La moneta deve essere al servizio della struttura politica, non il contrario“, dice .
Anche se lui sarebbe molto felice di assistere al grande balzo in avanti verso un superstato federale dell’UE – che egli ritienenecessario per rendere praticabile nel tempo l’unione monetaria – questo sogno ora è una “pura fantasia”.
I tentativi di creare un “demos europeo” hanno evidentemente fallito. Le nazioni si stanno allontanando sempre di più. Un referendum su una concentrazione di potere nelle istituzioni dell’Unione europea fallirebbe quasi ovunque . “L’integrazione ha raggiunto i limiti della sua legittimazione“, scrive. Le intrusionidell’UE, una volta sopportate come “sgradevoli”, sono ormaidivenute “insopportabili”.
Leggendo tra le righe, sembra che sia stato spinto a scrivere questo libro dallo shock per il ruolo della Germania nella crisi libica, il suo rifiuto di fornire aerei da trasporto (una cortesia di routine per gli alleati della Nato) per aiutare la Francia “a fermare un altro massacro di Srebrenica” a Bengasi, anche dopo che l’intervento era stato approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dalla Lega Araba.
Lo splendido Joschka Fischer ha definito la decisione della Germania di allinearsi con la Russia e la Cina “un errore scandaloso”, avvertendo che se la Germania avesse continuato a giocare a questo gioco avrebbe rischiato di svegliarsi un giorno eritrovarsi in “una posizione molto precaria”.
È forse possibile che si dia troppo peso all’episodio della Libia, mala posizione franco-tedesca non è molto migliore sulla Siria. O come dice il mio stimato collega del Telegraph Con Coughlin: la posizioneprecostituita della Germania è ora pro-Mosca.
Si potrebbe concludere – anche se il prof Heisbourg non va così lontano – che la Germania non è più un alleato della Francia innessun senso significativo, né in difesa né in politica estera (e nemmeno commerciale), e se è così, questo fatto ha delleimplicazioni sconvolgenti. Si potrebbe anche concludere che l’UE è già morta, un guscio vuoto.
La composizione del quintetto è rivelatrice: Rehn, Dijsselbloem, Asmussen, Regling e Hoyer – un finlandese, un olandese, tre tedeschi; le voci delle forze dell’ordine dei creditori. Non potevano trovare almeno un latino, anche solo per la messa in scena?
Lui lo chiama un “cancro in remissione” . Il tentativo di tagliare il debito con l’austerità fiscale – invece di lasciare che la crescita eroda il peso del debito nel corso del tempo, all’Americana – e di farlo senza lo stimolo monetario, è stata la “scelta fatale” . I rapporti di debito stanno esplodendo, verso il punto di “rottura non lineare”.
La depressione e la disoccupazione di massa nel sud Europa nonrappresentano un equilibrio stabile. I cittadini possono aver mostrato finora una “santa pazienza”, non ci sono ancora stati colpidi stat , egli scrive, o un ritorno al terrorismo Italiano degli “anni di piombo”, o anche al caos degli studenti del 1968.
Ma niente di tutto questo può essere dato per scontato. Tra gli Stati creditori e quelli in deficit stanno emergendo narrazioni della crisidrasticamente diverse, che egli paragona alla spaccatura diatteggiamenti dopo la Prima Guerra Mondiale, quando delle visionidistorte alimentarono un contraccolpo ideologico. Si sospettano tradimenti e imbrogli. Si imputano agli altri le peggiori motivazioni, edelle “leggende nere” prendono piede. Egli paragona questa situazione alla nascita della teoria della
Dolchstoß (pugnalata alla schiena) in Germania.
La direzione attuale degli eventi porterà a delle “crisi seriali che termineranno in un esaurimento nervoso e una disgregazione incontrollata dell’euro con tutte le sue conseguenze” – egli scrive -evocando un parallelo diretto con il repentino disfacimento dell’Unione Sovietica, un epilogo che ha preso quasi tutti di sorpresa .
I leader europei devono affrontare la stessa scelta di un generale sopraffatto in un combattimento. Resistere e combattere fino all’annientamento, o rompere l’accerchiamento e salvare la pelle dei suoi soldati per un altro giorno, perdere la battaglia, ma non la guerra? Egli cita esplicitamente la ritirata ordinata della Francia sotto Joffre prima della Marna, nel 1914, una prodezza di recuperodel morale che l’alto comando del Kaiser pensava impossibile.
Il suo piano prevede una completa rottura dell’euro e un ritorno alle valute nazionali. “O l’euro esiste nella sua interezza, o non esiste affatto.” Egli respinge la mezza misura di una divisione Nord-Sud, l’idea proposta da parte dell’ex capo della Confindustria tedescaHans-Olaf Henkel di un Thaler tedesco nei paesi creditori del centro e un euro residuo nel blocco latino (più la Francia) che consenta agli stati più deboli sia di svalutare che di difendere i loro debiti contratti in euro.
La rottura deve essere preparato in gran segreto da un manipolo di funzionari a Berlino e Parigi, con tutti gli altri tenuti all’oscuro. Edovrebbe essere effettuata alla velocità della luce in un lungo weekend, sul modello della abolizione del Cruzerio brasiliano nel 1994, compito svolto con efficienza militare.
Il passo finale deve essere un atto congiunto franco-tedesco, al fine di “evitare la catastrofe di una situazione in cui la Germania siavista come responsabile” . Solo su questa base il progetto UE puòessere tenuto insieme. Gli altri dovrebbero tutti accettare il fatto compiuto.
Sarebbero imposti dei controlli sui capitali. Le banche centrali nazionali dovrebbero praticare il QE per attutire il colpo. Le valutedovrebbero esser lasciate fluttuare per un po’ prima di essere collegate di nuovo tra loro in un revival del “serpente monetario”manovrato.
Secondo il piano sovranista, le svalutazioni/rivalutazioni sistabiliscono verso una nuova unità di conto, l’ECU, che riflette la ponderazione media del vecchio euro ( non ancorato al nuovo D-mark). Il debito pubblico di ogni stato sarebbe riconvertito durante la notte in valuta locale (come la legge del peso argentino), chiunque siano i creditori. Ma il debito estero privato sarebbevalutato in ECU, un compromesso che fa condividere le perdite tra Stati deboli e Stati forti.
L’appello del Prof Heisbourg per un secondo tentativo di UEM e peruna spinta ad un’unione federale tra 10 anni mi sembra un residuo di romanticismo, o forse è solo un modo per dimostrare che lui non è entrato a far parte dei reprobi come me, nella compagnia deglieuroscettici.
Perché tra dieci anni gli storici Stati nazionali dovrebbero essere più disposti ad annullare se stessi di quanto non lo siano ora, non è spiegato. Come egli spiega in modo eloquente, lo sforzo fatto in 60 anni di unire insieme gli stati membri è fondamentalmente fallito, e quelli come Mitterrand e Kohl, plasmati dalla Seconda Guerra Mondiale, sono già da tempo scomparsi dalla scena.
Egli riconosce che i “No” francesi e olandesi alla Costituzione europea sono stati un punto di svolta, il momento in cui è apparso chiaro che i cittadini non avrebbero accettato la struttura del superstato UE, necessaria a far funzionare l’UEM. Sono perfettamente d’accordo. Il referendum del 2005 ha cambiato tutto. Ma se è così, allora è anche chiaro che i sentimenti antifederalistidegli stati nazionali sono più profondi e radicati dell’angoscia per l’euro, dal momento che nel 2005 il progetto della UEM sembrava andare liscio. E’ stato con la crisi greca del 2010 che la gente ha iniziato a capire che nell’euro in sé c’era qualcosa di sbagliato, e anche dopo è stata una lenta presa di coscienza.
Né credo che il Prof Heisbourg potrà distinguersi dagli euroscettici appellandosi alla purezza ideologica. La macchina sparerà bordatedi insulti, come sanno per dura esperienza quelli che stanno da questa parte. In ogni caso, i suoi argomenti sono più o meno ugualiai nostri. Un gran numero di euroscettici erano una volta “pro-europei”, per usare un’espressione poco simpatica. Lo ero anch’io.Perché tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 ho imparato tutte le principali lingue europee (male, a dire il vero, ma non per mancanza di entusiasmo), e perché ho studiato in Germania, Francia e Italia, una molla potente per il sogno. Poi sono andato a vivere in Texas.
Bernard Connolly era il funzionario responsabile della politica monetaria presso la Commissione europea in epoca Delors quando il complotto è stato ordito, e lui stesso resistette alle pressioni perfalsificare gli argomenti a sostegno dell’agenda. Già allora egli si rendeva conto che una tale impresa incoerente sarebbe finita in spirali di debito, depressione e apartheid economico, come in effettiè stato. È per questo che è diventato un euroscettico della prima ora.
Sia come sia, la conversione di Heisbourg (i sacerdoti dell’ UEM lo chiameranno tradimento) è rivelatrice. Ci dice molto circa gli umorinegli ambienti politici francesi, e manifesta le crepe che si nascondono sotto la facciata di un progetto egemonico. Una volta che il Quai d’ Orsay inizia a infrangere il tabù, dobbiamo esserevicini ad un punto di svolta politica.
Scommettete pure sulla ripresa dell’Europa, se volete, ma ricordate una cosa. Il divario Nord-Sud alla radice dei problemi dell’EMU nonsarà colmato con un ritorno ad una crescita tollerabile – che non èper niente scontata – perché arriverà anche il giorno in cui la Germania chiederà l’aumento dei tassi di interesse. La crisi cambierà forma. Non se ne andrà. L’unione monetaria rimarràdisfunzionale, con la crescita e senza crescita.
Credere che un nuovo ciclo di espansione economica metterà fine a questa saga infinita è solo l’ultima di tante illusioni. Prof Heisbourg ha ragione. Rimandare non serve più a niente. Sarebbe meglio sbrigarsi.