Hanno Già Vinto La Battaglia e Ancora Molti Si Chiedono Se Uscire e Come Dall’Euro! Manca Poco e Vincono Anche La GUERRA!

Vittorio Boschelli
Non passa giorno senza ancora spiegare perchè dall’Euro Saremmo già DOVUTI USCIRE, anzi NON DOVEVAMO PROPRIO ENTRARCI per essere più precisi, se eravamo in un Paese “Normale” con dei Politici “Normali” dei Giornalisti “Normali” e dei Cittadini più Responsabili disposti a Sforzarsi di Capire, anzichè andare allo Stadio o pensare a dove si va al Venerdì e al Sabato.
Di questa cosa “PERDERE TEMPO” mi sono rotto le scatole, specialmente per tanti che si meritano i GOVERNANTI che HANNO SEMPRE AVUTO e che da emeriti IDIOTI CONTINUANO A VOTARE NONOSTANTE LA FAME E LA MISERIA GIA’ PRESENTE E QUELLA CHE VERRA’, giusto per aiutarli a mettere la ciliegina sula torta GIA’ PRONTA da TEMPO.
Oggi un giornalista chiede ad un Grillino uscito dal Summit, delucidazione sull’incontro, dopo la solita reticenza, il Grillino dice al giornalista: “ma perchè non mi chiede di quello che mi occupo in parlamento, cioè dell’ESM?” il giornalista gli dice dimmi dell’ESM e il Grillino tutto pompato gli risponde:”sa che dobbiamo pagare 125 MILIARDI DI EURO per il fondo? Vediamo chi paga”
Questa è la Nuova Politica, voglio dare una notizia al Deputato Grillino, non sono 125, ma 145 i MILIARDI da Pagare, perchè 20 MILIARDI sono andati alle Banche Spagnole, più 60 MILIARDI PER IL FISCAL COMPACT, costo FISSO ANNUO PER I PROSSIMI 30 ANNI.
Caro Grillino L’Italia Purtroppo è messa così, perchè ogni Coglione Famoso e con i Soldi che Spara Cazzate e si mette a fare Politica ha SUCCESSO, questa è l’amara verità.
Facendo una semplice operazione di aritmetica la cifra è SPAVENTOSA, ma anche prendendo per buona la tua cifra iniziale di 125 MILIARDI DI EURI è SPAVENTOSA UGUALE è ti chiedi chi pagherà? Bisogna Studiare in Commissione? Chi Vuoi che Paghi, le BANCHE o il POPOLO LAVORATORE? Vediamo se hai Studiato Abbastanza!
Caro Grillino il punto non è chi paga, perchè una tale cifra è certo che la PAGHERANNO TUTTI, chi più, chi meno, poco importa, quello che invece importa è che L’ESM NON DOVEVA ESISTERE, che la COSTITUZIONE NON DOVEVA ESSERE TOCCATA, Tu mi risponderai, ma in parlamento non c’eravamo noi? Giusto! Ma ora ci siete, allora DITE CHE NON SI DEVE PAGARE, che è UNA FOLLIA e non discutere su chi dovrà pagare, prendendo per il culo gli ITALIANI ANCORA, come avete sempre fatto invocando i TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA (anche se sprechi), SAPENDO CHE QUESTO AVREBBE PERMESSO AL SISTEMA DI CHIUDERE PRIMA IL COPERCHIO DELLA TOMBA DOVE SONO GIA’ DISTESI GLI ITALIANI E LA NOSTRA NAZIONE.
Giuro che il primo Italiano che mi chiede perchè USCIRE DALL’EURO, in quale modo Soft o Brusco, come se con i Politici che sono in Parlamento lo DECIDIAMO NOI IL COME, ROBA da “MATTI” solo a pensarlo ANCORA OGGI, per non parlare di quelli che ancora si chiedono SE CONVIENE o NON CONVIENE, questi sono “MATTI” ma DA LEGARE, lo prenderò a calci in culo. Chiaro?
Aprite Bene Le Antenne Una Volta per Tutte e non vi lamentate che è lungo, salvatori della PATRIA SENZA FARE NESSUNA FATICA, nemmeno il DOVERE DI LEGGERE E CAPIRE, sono crudele e scontroso ultimamente? La Risposta è SI, perchè NON C’E’ PIU’ TEMPO, oggi uscire DALL’EURO NON BASTA PIU’ come ho già scritto MESI fa, in un precedente articolo dal Titolo “Basta la Sovranità Monetaria?” La Risposta è NO e pensate che ancora c’è gente che inizia a parlarne oggi o chi nemmeno ne parla, e già NON BASTA PIU’, e ancora si DORME SENZA AVVERTIRE IL DOVERE DI CAPIRE.
Questa è L’Italia e L’Italiano e poi sparlano dei Politici come se venissero da Marte, al posto di LEGGERE I PROGRAMMI, votano gli Slogan e chi li ha AFFAMATI e DISTRUTTI.
Vi Piace il Centrodestra? Il Centrosinistra? Il Centro? Grillo? L’EURO? L’UNIONE? Il LIBERO SCAMBISMO? Il MONDIALISMO? Beccatevi I Tagli, le Tasse e La Disoccupazione, la FAME e Beccatevi anche la chiusura di Tutte le Piccole e Medie Imprese o la loro SVENDITA. Vi chiedete ancora chi deve pagare?
Chiedete al Futuro Presidente del Consiglio un Bel EURODROGATO NUOVO e GIOVANE RAMPANTE AMATO DA TUTTI E INVOCATO DA TUTTA LA STAMPA ITALIANA PER SINO DAI SUOI “OPPOSITORI” POLITICI e poi Beccatevi uno più MATURO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, altro EURODROGATO dalla forma VISCIDA e STRANA, ESPERTO IN PRELIEVO FORZOSO, dalle sempianze di un piccolo animale, capace di fare tanti danni, chi mi segue da tempo è informato e ha capito e non può che non ricordare questa frase “Il Colore del Sangue Stona Meno Sul Grembiulino Rosso” per chi legge la prima volta, posso solo dire che SONO TUTTI CONSAPEVOLI COMPRESI I GRILLINI è TUTTO SCRITTO, vi solo prendono per il CULO dandovi l’illusione che il VOTO è SERVITO e che NON SONO TUTTI UGUALI, e quì tutti a crepare dalle risate, chi CONOSCE LA POLITICA e i LORO GIOCHI DI POTERE, ma il problema è, che non è proprio il momento di ridere……..!
Il Modello Neo-Classico caro al Buon Giannino e U.E e Grillini: la restaurazione del modello neo-classico, imposta dai trattati UE-UEM, si realizza tramite questa funzione di contro-distribuzione del rischio delle ricorrenti crisi economiche e in generale della ricchezza, nonchè di profonda revisione del ruolo dello Stato (in quanto questo ostacoli, con le sue proposizioni costituzionali, questa restaurazione).
In altri termini: la teoria neo-classica nelle versioni recepite in UE-UEM, non nega i fallimenti del mercato e le crisi cicliche che ne conseguono, ma esclude radicalmente di assumerli come “criticità” da risolvere, predisponendo un sistema che mira a farne sopportare stabilmente il costo a lavoratori e piccole e medie imprese, cioè ai debitori strutturali del sistema bancario-finanziario.
Quest’ultimo deve essere assolutamente salvaguardato nel suo livello di profitti-ricchezza, al punto che se anche il PIL scendesse, ciò deve comportare che salga la quota dei profitti stessi (espliciti ed impliciti, cioè retribuzioni e benefits per gli a.d. bancari) sul reddito nazionale.
Di questo sistema, si ha conferma dalle
recenti parole di Draghi (all’ultimo Consiglio europeo del 14-15 marzo 2013): egli riafferma la assoluta esigenza che i salari non debbano crescere, neppure nominalmente, se non in corrispondenza dell’aumento della produttività. Produttività contrabbandata come un fatto tecnico, cioè dipendente dall’impegno quantitativo e dalla qualità professionale nell’applicazione del lavoro, ma in realtà dipendente dal livello della domanda e, in concreto, da quella estera, generandosi, in questa visione delirante, un inseguimento della competitività mediante abbassamento del CLUP, che amplifica la caduta della domanda simultaneamente in tutti i paesi interessati e rende impraticabile lo stesso incremento delle esportazioni che dovrebbe risolvere il tutto.
L’ostinazione in questa teoria, i cui effetti si continuano a rivelare fallimentari (la disoccupazione aumenta, la recessione si diffonde, ma la competitività predicata è irraggiungibile simultaneamente da tutti i paesi coinvolti nel diktat), parte non a caso dalla Banca centrale europea, la più “pura” tra le “indipendenti“.
Il che dimostra che l’indipendenza è solo uno strumento per mascherare la più pesante delle dipendenze: quella dal sistema bancario, con la finalità programmatica di preservarne il livello di redditività e, quindi, di incrementarne la quota profitti sul PIL nel caso in cui tale preservazione sia alla base di una deliberata creazione di recessione da compressione deflattiva della domanda.
Veniamo alla vicenda dei crediti alle imprese e cerchiamo di esprimere in pochi concetti , perchè è improbabilissimo che questi pagamenti si risolvano in un intervento a favore di imprese e occupazione.
E’ una questione ideologica che può essere ritratta come corollario dalle ragioni della dottrina delle BC indipendenti.
Vediamo in cosa consiste la “manovra” messa sul piatto dal rilegittimato governo Monti: circostanza che già ci da’ la sicurezza che ci muoviamo all’interno della cornice deflazionista del lavoro, e contraria all’intervento pubblico, imperniata sulla capture bancaria delle banche centrali, assunte come massima e inappellabile autorità ideologica nel campo delle politiche economiche.
Grosso modo, in base a quanto trapela dai giornali, il pagamento alle imprese è impostato così:
- regioni ed enti locali che procedano ai pagamenti debbono garantire un flusso di entrate o di risparmi equivalenti per il futuro (nel medio periodo).
Ciò, alternativamente, in un processo di definizione della copertura che non è certamente terminato, e che non terminerebbe certo col decreto attualmente in fase di elaborazione:
- sia attraverso un possibile innalzamento dell’aliquota della sovraimposta regionale sul reddito (di 0,6 punti);
- sia attraverso incrementi di tassazione locale, attuali o futuri (v. Tares, che, comunque entrerà in vigore entro l’anno con le sue maggiorazioni, solo rinviate a fine anno, considerata, si noti, l’incombenza di nuove elezioni prima di dicembre);
- sia, ancora, attraverso il blocco degli investimenti di regioni ed enti locali nei successivi 5 anni.
Ulteriore aspetto della questione, alquanto dimenticato nell’informazione mediatica e nei proclami delle associazioni delle imprese: l’accorciamento dei tempi di pagamento, adeguandolo ai termini imposti dalla disciplina europea, dovrebbe valere anche per il futuro, cioè a regime, e quindi determinare una maggior intensità di spesa e quindi un’accelerazione dell’esaurimento delle provviste finanziarie che condurrebbe gli enti ad una stabile riduzione della capacità di spesa, in tutti i settori diversi da quelli che originino l’obbligo del pagamento dei crediti maturati e maturandi coi fornitori.
In ciò va considerato che il nuovo art.97 Cost., impone a tutte la pubbliche amministrazione di assicurare l’equilibrio dei bilanci e che il nuovo art.119, primo comma, prevede che l’autonomia finanziaria delle regioni sia esercitata “nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci” e concorrendo “ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea”.
Questo nei nuovi testi introdotti insieme col pareggio di bilancio statale (nuovo art.81 Cost.) dalla legge costituzionale 20 aprile 2012, n.1.
Votata praticamente all’unanimità da parte degli stessi partiti che adesso dicono al governo Monti, privo di fiducia attuale, di “fare presto”.
Ora, due sono le cose da sottolineare:
1) il fiscal compact-pareggio di bilancio, in tutti i suoi corollari che devastano la Costituzione nelle sue norme sui compiti sostanziali delle istituzioni di governo, non è uno scherzo ma si manifesta brutalmente e da subito: l’intervento pubblico quale in precedenza previsto dalla Costituzione (originaria, non quella revisonata) è meramente eventuale.
Se non ci sono entrate di copertura aggiuntiva rispetto a spese comunque (già) tagliate, tagli che già danno luogo a caduta della domanda e conseguentemente, delle precedenti entrate, l’intervento pubblico semplicemente non si fa. Punto.
Quali che siano gli obblighi costituzionali e legislativi di attivare un certo livello “essenziale” di funzioni (art.97 Cost., primo comma infine) e di prestazioni pubbliche concernenti “i diritti civili e sociali” (art.120 Cost., secondo comma);
2) considerare l’onere di pagamento delle prestazioni in precedenza eseguite a favore delle p.a. come una spesa pubblica da garantire in costante pareggio di bilancio, significa considerare le funzioni e prestazioni pubbliche a cui queste prestazioni delle imprese private (di forniture e servizi) erano funzionali come un debito “a esaurimento” e comunque immediatamente ridotto nel suo ammontare, non più riproducibile. Mai più.
Se ad es; per pagare forniture già eseguite nel campo del servizio sanitario occorra garantire per il futuro risparmi di spesa in conto capitale, vuol dire che opere e lavori pubblici, eventualmente programmati dallo stesso ente, non si faranno più per un corrispondente ammontare.
E viceversa: se si ammette l’esecuzione di un’opera pubblica regionale o locale, si dovrà rinunziare a forniture nel campo sanitario; comprese medicine di ogni genere e materiali per le sale operatorie.
Da qui non si scampa.
Vi ricorda la Grecia? Aspettate e vedrete.
Qui, in definitiva, lo scopo ultimo della dottrina delle banche centrali è stato raggiunto: tanto diviene costoso (finanziariamente prima e socialmente poi) il sistema di finanziamento del deficit pubblico che l’intervento dello Stato è drasticamente ridotto, e in modo accelerato, con una progressione geometrica, che segna la vittoria finale del processo iniziato col divorzio bankitalia del 1981, e la fine della “resistenza” inerziale del sistema dell’odiato welfare.
Il venire meno della spesa pubblica, ormai svincolata nella sua obbligatorietà dalle norme costituzionali che prevedono i compiti che la Repubblica, a tutti i livelli territoriali di governo deve perseguire, si accompagna alla validità operativa delle sole norme costituzionali sui limiti contabili della finanza pubblica.
Cioè la Costituzione vede ribaltati i più elementari principi sulla gerarchia di valori (artt. 1-4 Cost., almeno) in essa originariamente stabiliti, sostituita dalla prevalenza di una neo-gerarchia finanziario-contabile stabilita in sede di revisione e che segna la fine della “forma repubblicana” di democrazia fondata sul lavoro, di cui l’art.139 Cost. prevede, invano, la immodificabilità (“revisione”).
Il risultato non è solo il “lieve” disagio a cui nei prossimi anni andranno incontro i cittadini come titolari dei diritti civili e sociali cui dovrebbe essere accompagnato un “livello essenziale” di prestazioni, ma l’ulteriore calo della domanda, l’incremento dei fallimenti delle imprese, private ormai strutturalmente dell’intervento pubblico, e scopo finale, l’aumento della disoccupazione.
Quest’ultimo non solo diminuisce in sè la capacità di resistenza dei lavoratori all’abbassamento dei livelli salariali nominali, (perchè di questo ormai si parla); tale resistenza, infatti, è ulteriormente minata dal venir meno del livello essenziale delle prestazioni sanitarie, scolastiche, di pubblico trasporto e di ogni altro genere in precedenza erogato da Stato ed enti locali, in modo tale che ai corrispondenti bisogni gli stessi cittadini provvedano solo attraverso il ricorso al reddito e al risparmio privati. Ovvero, ove tale reddito non vi sia (stato di disoccupazione) e non sia sufficiente (salario nominale drasticamente ridotto), i diritti civili e sociali (compresi quelli all’abitazione e alla formazione della famiglia) siano in stato di sospensione senza termine finale.
E quindi, la deflazione salariale, il controllo dei prezzi nel senso del loro costante abbassamento, saranno realtà vivente e irreversibile, con la corrispondente rivalutazione dei capitali e dei rendimenti dei creditori bancari.
Il disegno BCE sarà finalmente realizzato – anche in caso di uscita dall’euro, se invariate queste norme costituzionali, – e l’ordine nuovo nato dalla dottrina delle banche centrali indipendenti regnerà sovrano..sulle macerie della Costituzione del 48.